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II - Istituto di San Paolo di Torino e aggregati


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Storia archivistica

L’ordinamento e l’inventariazione del complesso documentario sono stati effettuati a partire dalla primavera del 1998 da un gruppo di archivisti, coordinati da Anna Cantaluppi composto da Ilaria Bibollet, Andrea Calzolari, Nicoletta Fiorio Plà, Laura Gatto Monticone, su database Access con scheda studiata per il riordino. Nel 2013 il data base è stato trasferito sul programma informatico Gea5 e nel 2015 su CollectiveAccess. Durante questo passaggio è stata fatta una revisione dell'intero complesso archivistico a cura di Ilaria Bibollet, Anna Cantaluppi, Diana Cossa, Rori Mancino, Erika Salassa, completandolo con le introduzioni ai diversi livelli, con informazioni bibliografiche e le indicazioni delle consistenze documentarie. Contemporaneamente sono state inserite le riproduzioni integrali dei documenti, digitalizzati negli anni 2009-2013 , relative alle serie degli statuti, dei verbali degli organi deliberanti, a cospicui nuclei di fotografie. La schedatura dei verbali è stata integrata con l'indicizzazione degli ordini del giorno, che consente mediante la ricerca per parole chiave di arrivare direttamente alla delibera digitalizzata. L'attuale riordino riflette, dunque, la complessa storia organizzativa del San Paolo. Dopo la trasformazione istituzionale del 1853 le Opere amministrate erano quelle ereditate dalla Compagnia di San Paolo: l’Ufficio pio; il Soccorso e il Deposito, di fatto unificati e trasformati da tempo in un istituto educativo femminile, che avrebbe successivamente (1883) assunto il nome di Educatorio Duchessa Isabella; il Monte di pietà, dal 1927 suddiviso in Azienda del credito e Azienda del pegno; gli Esercizi spirituali, di lì a poco soppressi. Ad esse si sarebbe aggiunto nel 1866 il Credito fondiario. Anche dopo la trasformazione in istituto di credito di diritto pubblico, nel 1932, Ufficio pio, Educatorio Duchessa Isabella e Credito fondiario mantennero contabilità e bilanci separati. L’amministrazione delle Opere era demandata ad apposite commissioni permanenti, elette in seno al consiglio direttivo, con il compito di “istruire le pratiche e ordinare i progetti della loro rispettiva competenza, e di riferirne alla Direzione”. Altre commissioni erano elette per il funzionamento generale dell’amministrazione. Nel 1886 la commissione più importante, quella di Segreteria, Contabilità e di Economia interna, fu sostituita dalla Giunta permanente, l’organo esecutivo (dal 1932 Giunta esecutiva). Come già nell’antica Compagnia, a questa suddivisione amministrativa corrispondeva un’unica gestione, esplicata dagli uffici dell’Istituto: la segreteria, l’ufficio legale, la ragioneria, il controllo, l’azienda pignoratizia, la tesoreria. Per un lungo periodo, dal 1894 al 1912, le funzioni di segreteria e quelle dell’ufficio legale e del credito fondiario furono esercitate da un unico servizio, suddiviso in due divisioni. La segreteria redigeva i processi verbali degli organi amministrativi e delle commissioni (ad eccezione di quella del Credito fondiario), comunicava agli uffici le deliberazioni e gli ordini di servizio, istruiva le pratiche dei sussidi di beneficenza e delle ammissioni delle allieve, teneva l’archivio generale e il protocollo. Era responsabile della gestione del personale di tutto l’Istituto, compresi, dal 1894, gli insegnanti dell’Educatorio. Anche l’economato rientrava nelle sue competenze, così come la gestione amministrativa e tecnica del patrimonio immobiliare, fino alla costituzione del Servizio tecnico nel 1927. All’ufficio legale e del credito fondiario competeva la consulenza giuridica e il contenzioso di tutte le aziende dell’Istituto, l’istruzione dei mutui fondiari, la redazione dei verbali della commissione del Credito fondiario. La ragioneria teneva la contabilità generale e specifica del Credito fondiario, del Monte di pietà e delle due aziende di beneficenza. Il controllo esercitava la funzione di revisione dell’operato della ragioneria, della cassa e dell’azienda pignoratizia. Le funzioni di tesoreria erano affidate ad un appaltatore, responsabile di tutte le operazioni di cassa e della custodia dei valori. La tradizionale attività del prestito su pegno era gestita dall’azienda pignoratizia. Il notevole aumento delle dimensioni dell’Istituto conseguente l’assorbimento della Banca Agricola Italiana nel 1931 comportò una riorganizzazione dei servizi centrali. Il credito fondiario assunse un peso sempre maggiore e nel 1932 si costituì come un servizio a sé stante, che gestiva la concessione dei mutui e l’emissione delle cartelle fondiarie, curava la contabilità e redigeva il bilancio. L’accrescersi della presenza dell’Istituto in molti centri rurali e l’incremento stesso del credito fondiario determinarono un potenziamento del servizio tecnico, che assorbì anche l’economato. Mentre lo sviluppo dell’attività creditizia e dei nuovi modi di impiego comportava la costituzione del servizio operazioni bancarie, la gestione dell’Azienda del pegno veniva ricondotta nell’ambito della ragioneria. Il controllo, dal 1933 denominato ispettorato, estendeva il proprio operato alle filiali, ormai numerose, e la tesoreria diveniva un servizio interno. Nei regolamenti sulla tenuta degli archivi (tra il 1872 e il 1932) convivono con sottolineature diverse il criterio dell’archiviazione in base all’ufficio produttore e quello in base all’Opera. Mentre nel 1872 si prescriveva all’ufficio legale e alla ragioneria di suddividere nei rispettivi archivi le pratiche in riferimento all’azienda di appartenenza, con la riforma del 1894 si definiva l’articolazione dell’archivio generale di deposito, di cui si faceva menzione già nel 1886, in quattro comparti, corrispondenti agli uffici produttori, segretariato, ragioneria, legale e credito fondiario, monte pignoratizio, più la biblioteca. Questa impostazione fu superata con l’ordine di servizio del 1913, che prevedeva la distribuzione delle carte in base agli enti Monte di pietà, Ufficio pio, Educatorio Duchessa Isabella, Credito fondiario, cui si aggiungeva la Segreteria. In tal modo mentre nel 1894 si prescriveva di conservare i verbali di quasi tutte le commissioni nel compartimento di Segretariato, nel 1913 essi erano distribuiti nei compartimenti dell’Ufficio pio, del Monte, ecc.; così i bilanci e i registri contabili, non trovavano più posto nella ragioneria, bensì sotto la relativa azienda, che conservava la documentazione della sua specifica attività assistenziale o creditizia. Gli affari generali, il personale, i verbali del Consiglio, della Giunta e delle commissioni speciali, la corrispondenza e le pratiche legali di carattere generale, l’economato rimanevano nella Segreteria. Il regolamento successivo, risalente al 1941, è nuovamente suddiviso per servizi, però riguarda soltanto la durata di conservazione delle pratiche e non la loro distribuzione nell’archivio generale. L’analisi della prassi effettiva della produzione dei documenti e dell’archiviazione, ricostruita per quanto è stato possibile data la frammentazione di molti fondi, più volte trasferiti, conferma in linea di massima il criterio di conservazione stabilito nel regolamento del 1913. Il sistema di archiviazione adottato nella prima metà del Novecento costituisce il punto di riferimento dell’attuale riordino, anche per i fondi che proseguono nel periodo successivo. Si è pertanto adottata una ripartizione nella quale il primo fondo, Funzioni centrali, corrisponde a grandi linee alle funzioni svolte dalla Segreteria (e dagli uffici che successivamente le subentrarono nello svolgimento di alcune competenze) e dal Legale; gli altri fondi corrispondono ai quattro enti storici Ufficio pio, Educatorio Duchessa Isabella, Azienda di risparmio e credito (già Monte di pietà), Credito fondiario, cui si aggiungono Credito agrario e Opere pubbliche. Aggregati sono conservati alcuni fondi provenienti dall'acquisizione di banche e soggetti passati sotto il controllo dell'Istituto.

Storia istituzionale

Per la storia precedente al 1852 si veda la Storia istituzionale in "Antica Compagnia di San Paolo e aggregati", I versamento. Sopravvissuta ai rivolgimenti di quasi tre secoli, la Compagnia di San Paolo attraversò una crisi profonda nel momento di passaggio del Piemonte dall'assolutismo alla monarchia costituzionale nel 1848, mentre l’Italia andava faticosamente costituendosi in Stato unitario e moderno. Con il diffondersi delle idee liberali maturò negli ambienti politici torinesi la convinzione della necessità di abolire le congregazioni religiose, incamerandone i beni. Nel 1853 Vittorio Emanuele II limitava le funzioni della Compagnia all'esercizio delle pratiche religiose, e affidava il patrimonio e l’amministrazione delle Opere Pie di San Paolo di Torino ( dal 1901 Istituto delle Opere Pie di San Paolo in Torino. Beneficenza e Credito) ad una Direzione di nomina governativa e municipale, con un presidente e un vicepresidente di nomina regia. Nel ventennio 1859-1879 l’attività creditizia si sviluppò ampiamente. Giovanni Giolitti, futuro grande statista e nel 1879 commissario regio delle Opere Pie di San Paolo, descrive il Monte di pietà a interessi come un vero e proprio istituto di credito, con regolare servizio di conti correnti, nel quale i prestiti su pegno rappresentavano ormai meno della decima parte delle attività. Fino al 1859 il Monte si era limitato a ricevere depositi e a investirli in prestiti su pegno; successivamente incominciò ad impiegare i capitali eccedenti le richieste di prestiti in nuove operazioni: acquisto di titoli di Stato e obbligazioni garantite, anticipazioni su titoli, mutui e conti correnti ipotecari, portafoglio sconti, depositi presso altri istituti di credito. Con l’assunzione dell’esercizio del Credito fondiario nel 1867, in concomitanza con le riforme agrarie e con l’incremento dell’edilizia urbana, prese avvio un settore di attività molto rilevante anche successivamente per la banca. In parallelo allo sviluppo industriale piemontese anche il San Paolo iniziò una fase di vivace espansione, sempre improntata tuttavia ad una politica di estrema cautela, che gli permise di passare indenne sia attraverso la crisi del 1887-1894, legata all’abuso del credito e alla speculazione edilizia, sia più tardi alla grande crisi del 1929. Nel 1923 il Monte di pietà ricevette con la classificazione nella prima categoria il riconoscimento della prevalente attività bancaria, mentre l’Istituto si affacciava sulla scena nazionale con i prestiti agli enti pubblici, soprattutto ai comuni, e con la partecipazione ai nuovi organismi finanziari, come il Consorzio sovvenzioni su valori industriali, l’Istituto federale per il credito agrario per il Piemonte, il Consorzio nazionale per il credito agrario di miglioramento. Nel 1927 l’ente assumeva la denominazione Istituto di San Paolo in Torino - Beneficenza e Credito e l’anno successivo formalizzava nel Monte la separazione tra la sezione credito e la sezione pegno. Dalla relazione di Giolitti del 1879 emerge che anche le attività assistenziali ed educative si erano rinnovate dopo la trasformazione istituzionale del 1853. La Casa del soccorso e l’Opera del deposito furono unificate in un’unica istituzione di carattere educativo che nel 1883, in occasione delle nozze del principe Tommaso di Savoia, duca di Genova, con la principessa Isabella di Baviera, assunse il nome di Educatorio Duchessa Isabella. Nel 1893, l’Educatorio si trasferì dalla storica sede di via Maria Vittoria in Barriera di Francia, nell’attuale Piazza Bernini, in un edificio appositamente costruito dall’architetto Giuseppe Davicini secondo i più aggiornati criteri dell’edilizia scolastica del tempo. L’istituto, che mantenne il suo carattere residenziale, impartiva ora alle giovani un’educazione intellettuale e morale completa, dalle elementari alle superiori. Nell’Italia unita l’obbligo della frequenza al primo biennio elementare era spesso disatteso, soprattutto dalle bambine, anche per la mancanza di personale docente. Per venire incontro a questa esigenza l’Educatorio avviò il corso normale per la formazione delle maestre, che potevano esercitarsi presso l’asilo infantile e la scuola elementare. Nel 1926 la scuola magistrale divenne statale (Istituto “ Domenico Berti”). Mentre l’Ufficio pio nella seconda metà dell’Ottocento convertiva i lasciti per doti monacali in sussidi educativi, il Monte di pietà erogava una parte dei redditi in opere di beneficenza, sostenendo istituzioni quali l’Istituto del Buon Pastore, la Società delle scuole gratuite per i rachitici, il Collegio degli artigianelli, l’Istituto dei sordomuti, il Comitato di soccorso ai danneggiati dalle inondazioni. Successivamente, negli anni del decollo industriale di Torino, il San Paolo, oltre a sostenere mediante prestiti al Comune e alla Provincia lo sviluppo delle infrastrutture e la municipalizzazione dei servizi essenziali, interveniva direttamente nel campo dell’istruzione operaia e tecnica, dell’edilizia popolare, della tutela dei lavoratori. Tra le altre scuole professionali beneficiarie figurano l’Istituto professionale operaio, la Scuola popolare elettrotecnica, la Scuola officine serali, la Società delle scuole tecniche di San Carlo, la Scuola tipografica. L’Istituto, che già finanziava il Patronato di soccorso per operai colpiti da infortunio, intraprese agli inizi del secolo una iniziativa a favore delle vedove di operai con figli piccoli, costruendo dodici casette nel borgo San Paolo per ospitare le famiglie più disagiate. Quando fu costituito nel 1907 l’Istituto Case Popolari, le Opere Pie di San Paolo versarono un’ingente somma a fondo perduto per la creazione del capitale iniziale. Un ruolo attivo, non solo finanziario, ebbe il San Paolo nella soluzione della cosiddetta “questione ospedaliera” torinese, legata alla carenza di ricettività delle strutture in rapporto all’aumento della popolazione e alla frequenza e gravità delle epidemie. Già nel 1879, a seguito di una grave crisi, la gestione temporanea dell’Ospedale Maggiore fu affidata al Ragioniere Capo dell’Istituto, che a fine mandato suggerì importanti innovazioni. Costanti furono i sussidi erogati, in particolare per nuove strutture, come il Centro diagnostico per lo studio e la cura del cancro nel 1923 fino alla partecipazione al consorzio per la costruzione della nuova sede dell’Ospedale Maggiore alle Molinette, ultimata nel 1935. Alla fine degli anni Venti la crisi economica internazionale causò il crollo di alcuni gruppi industriali piemontesi e delle banche che li finanziavano. Per il San Paolo questo è il momento della grande espansione: nel 1931, forte della propria consolidata efficienza amministrativa, fu in grado di rilevare i depositi della Banca Agricola Italiana, di proprietà di Riccardo Gualino, in Piemonte e Liguria e parte della provincia di Pavia. Così l’Istituto di San Paolo, che ancora nel 1928 contava soltanto tre agenzie in Torino e tre filiali fuori città, si trovò ad avere dieci agenzie in città e 110 filiali diffuse prevalentemente nelle regioni nord-occidentali. Nel 1932 il Governo ne riconosceva la rilevanza nell’economia del Paese e le finalità di pubblico interesse conferendogli lo statuto di Istituto di credito di diritto pubblico. La nuova denominazione Istituto di San Paolo di Torino. Credito e Beneficenza rifletteva il persistere della duplice vocazione dell’ente. Parallelamente all’espansione territoriale con l’apertura, dopo la sede di Genova, di quella di Roma nel ‘36 e di Milano nel ‘37, fu ampliata la rete delle attività e dei servizi. L’Istituto fu autorizzato ad emettere propri assegni circolari (1932); a funzionare da agenzia della Banca d’Italia per il commercio delle divise estere (1935), a esercire il credito agrario d’esercizio (1936), ad assumere, primo in Italia, la distribuzione dei valori bollati (1938). Nel 1940 l’Istituto incorporava i Monti di credito su pegno di Carignano e di Susa. Dopo l’emanazione delle leggi razziali del 1938 il Credito fondiario del San Paolo fu incaricato di gestire, principalmente in Piemonte e Liguria, le proprietà immobiliari sequestrate agli ebrei, cui si aggiunsero, dopo l’entrata in guerra, quelle degli stranieri di nazionalità nemica. Le tappe dell’evoluzione dimensionale e qualitativa compiuta dall’Istituto nel secondo dopoguerra fino alla privatizzazione del 1991 si possono distinguere, per comodità, in due periodi demarcati dal 1975, anno in cui fu autorizzato ad operare su tutto il territorio nazionale. Nel dopoguerra l’Istituto ricoprì un ruolo determinante in Piemonte nella ricostruzione del patrimonio distrutto e nell’eccezionale incremento edilizio di Torino, attraverso l’erogazione di mutui fondiari che favorirono la piccola proprietà e la costruzione di grandi condomini. Nel 1963 la sede della banca fu trasferita in Piazza San Carlo, dopo una lunga e attenta opera di ricostruzione del palazzo semidistrutto dai bombardamenti. Nel 1950 il cambiamento della denominazione in Istituto Bancario San Paolo di Torino sanzionava il passaggio da banca prevalentemente raccoglitrice di risparmio a vera e propria banca commerciale. Negli anni successivi all'evoluzione qualitativa e quantitativa della raccolta, il cui tasso di incremento superava notevolmente la media nazionale, corrispondeva un considerevole aumento delle più moderne forme di operazioni di fido e un fortissimo sviluppo delle operazioni a medio e lungo termine. Furono potenziati i finanziamenti alle imprese industriali e commerciali e incrementati i mutui agli enti pubblici e agli enti morali. Nel 1960 fu costituita la Sezione opere pubbliche per il finanziamento a medio e lungo termine di opere pubbliche e impianti di pubblica utilità. Nel 1961 l’Istituto ottenne l’autorizzazione governativa a operare direttamente anche nel campo del credito agrario di miglioramento. Il settore titoli veniva completamente rinnovato, aprendosi alle nuove esigenze del mercato. Nel periodo dell’espansione economica generale (anni ’50 e primi anni ’60), lo sviluppo economico del “triangolo industriale” e lo sviluppo operativo del San Paolo sono strettamente e reciprocamente correlati. Tra il 1965 e il 1969 l’Istituto assorbiva le attività della Banca Grasso in liquidazione, i cui depositi furono trasferiti alla Banca Subalpina, istituto costituito dal San Paolo stesso assieme alla Cassa di risparmio di Torino e all’Ifi - Istituto finanziario industriale, per il salvataggio dell’Istituto bancario piemontese. Le incorporazioni della Banca depositi e sconti di Milano, della Banca fiorentina di credito di Firenze e del Banco Santi di Bologna, attuate nel biennio 1971-1972, consentirono l’ampliamento della rete di filiali a Milano e l’istituzione delle sedi di Bologna e Firenze. L’apertura della sede di Bari e delle delegazioni di credito fondiario a Pescara, Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Catania, costituirono i primi passi dell’espansione sull’intero territorio nazionale. Quando nel 1975 l’Istituto ottenne l’autorizzazione a operare in tutte le regioni, esso contava 260 filiali, contro le 115 del 1946. Il San Paolo contribuiva a promuovere lo sviluppo dell’apparato produttivo del Paese anche attraverso l’assunzione di partecipazioni in molteplici iniziative esterne, dal settore bancario a quello turistico. Favorì ad esempio la creazione di infrastrutture atte a integrare il Piemonte nel mercato comunitario, con la partecipazione alle società per le costruzioni di autostrade e trafori alpini. Nel contempo l’Istituto non cessava di svolgere quelle attività sociali che le erano state proprie, e alle quali era destinata una consistente quota degli utili di esercizio, intervenendo a favore di ospedali, istituti universitari, enti educativi, orfanotrofi, centri di assistenza, ambulatori, comitati di borse di studio e altri enti. L’Ufficio pio, il cui patrimonio era stato polverizzato dall’inflazione durante la guerra, proseguiva la sua missione grazie alle erogazioni della banca. L’attività dell’Educatorio Duchessa Isabella era stata interrotta il 22 novembre 1942, in seguito a un disastroso bombardamento che recò gravi danni all’edificio, pur senza causare vittime. Nel dopoguerra, i locali vennero ricostruiti e tornarono a ospitare l’Istituto “ Berti” e la Scuola Media Statale “Giovanni Pascoli”, mentre l’Educatorio sospese la propria attività educativa diretta e continuò la propria opera attraverso l’erogazione di borse di studio. Dalla fine degli anni ’70 il processo di espansione internazionale già avviato agli inizi degli anni ’60 con l’apertura degli uffici di rappresentanza di Zurigo, Londra e Parigi e dell’Ufficio cambi, si sviluppò notevolmente nella duplice direzione di acquisizione di banche già operanti e di apertura di proprie filiali. A metà degli anni ’80 l’Istituto era presente con proprie filiali ad Amsterdam, Francoforte, Monaco, Londra e Parigi, Los Angeles, New York, Singapore e con uffici di rappresentanza a Stoccolma, Bruxelles, Zurigo, Tokyo. Il San Paolo assumeva una forte caratterizzazione come banca dell’ECU, favorendo lo sviluppo e la diffusione della moneta comunitaria nei mercati internazionali, in previsione della costituzione di un mercato finanziario europeo, qualificandosi anche come banca delle istituzioni comunitarie. Con l’acquisizione di Banco Lariano, Banca Fabbrocini, Banca Provinciale Lombarda, Banca Popolare dell’Agricoltura di Canicattì, Banca Nazionale delle Comunicazioni, con le partecipazioni in settori parabancari, con la diversificazione dei servizi alla fine degli anni Ottanta, il San Paolo divenne un vero e proprio Gruppo. La trasformazione in banca universale prevedeva l’offerta di ogni specie di prodotto bancario e parabancario, dal credito a breve termine, tipico della banca di deposito, ai finanziamenti a lungo termine erogati tramite le sezioni, sino all'attività di collocamento sul mercato dei capitali e all'intermediazione finanziaria internazionale, tipica delle banche d’affari. Precorrendo per certi aspetti lo spirito della legge sulle fondazioni bancarie, nel 1985 l’Istituto costituì la Fondazione dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino per la cultura, la scienza e l’arte. Tra i progetti più significativi realizzati dalla Fondazione vi fu il recupero del Museo Egizio di Torino, l’ampliamento e la ristrutturazione della Pinacoteca di Brera, il restauro del complesso abbaziale medievale di San Fruttuoso di Camogli e della Basilica di Superga. Sul versante scientifico la fondazione organizzò una serie di conferenze internazionali sull'ambiente. Alla fine del 1991, nel nuovo quadro normativo introdotto dalla Legge “Amato-Carli”, la Banca assumeva la forma giuridica di società per azioni e la Compagnia - a testimonianza della continuità storica del proprio impegno - “rinasceva” per misurarsi con le nuove esigenze della società civile. Oggi, la Compagnia è una fondazione di diritto privato tra le maggiori in Europa, e persegue finalità di interesse pubblico e di utilità sociale, allo scopo di favorire lo sviluppo civile, culturale ed economico delle comunità in cui opera.

Data

1853 fino a 1950
Gli estremi cronologici sono contenuti essenzialmente tra il 1853 e il 1950, con una presenza significativa di fondi e serie della seconda metà del Novecento fino al 1998 e qualche documento risalente fino al 1826.

Consistenza

371 metro lineare
22000 unità archivistica

Bibliografia

- M. ABRATE, L'Istituto Bancario San Paolo di Torino, Torino, 1963
- W. BARBERIS e A. CANTALUPPI (a cura di), La Compagnia di San Paolo (1563-2013), 2 voll., Einaudi, Torino, 2013
- C. BERMOND, Riccardo Gualino finanziere e imprenditore. Un protagonista dell’economia italiana del Novecento, Centro Studi Piemontesi, Torino, 2005
- A. CANTALUPPI, L’Istituto delle Opere Pie di S. Paolo di Torino (1852 –1932): organizzazione interna e fondi archivistici, in Le carte preziose. Gli archivi delle banche nella realtà nazionale e locale: le fonti, la ricerca, la gestione e le nuove tecnologie (Atti del convegno Trieste - Udine 16-18 aprile 1997), Trieste, A.N.A.I. Sezione Friuli – Venezia Giulia, 1999
- A. CANTALUPPI (a cura di), L’archivio storico della Compagnia di San Paolo, Torino, 2008
- A. CANTALUPPI (compiled and edited by), The Historical Archives of the Compagnia di San Paolo, Turin, 2008, English version with some additions of L’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo, translator David Milne, Compagnia di San Paolo, Torino, 2008
- A. Cantaluppi, W. E. Crivellin e B. Signorelli (a cura di) Le figlie della Compagnia. Casa del soccorso, Opera del deposito, Educatorio duchessa Isabella fra età moderna e contemporanea, Compagnia di San Paolo, 2 voll., Torino, 2011
- S. CINGOLANI  e G. MARADINI, San Paolo: da banco a bank, Milano, Ipsoa, 1989
- COMPAGNIA DI SAN PAOLO, La Vigna di Madama Reale e l’archivio Storico San Paolo, Torino, 1995
- W. E. CRIVELLIN – B. SIGNORELLI (a cura di), Per una storia della Compagnia di San Paolo (1563-1853),  3 voll., 2004-2007
- L'Istituto delle Opere Pie di San Paolo nel 350° anno di sua esistenza, Torino, 1913 (edito dall’Istituto stesso, come i tre volumi successivi)
- L'Istituto di San Paolo di Torino dalle origini ai giorni nostri 1563-1936, Torino, 1937
- L'Istituto Bancario San Paolo di Torino, 1563-1950, Torino, 1951

 

Struttura

Il superfondo si articola in due parti: Istituto di San Paolo di Torino e Archivi aggregati

DOI

10.25435/superfondo.52

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